TFR in azienda o nel fondo pensione?

Sei un lavoratore dipendente e ti stai chiedendo cosa fare con il TFR?

Non sai se sia meglio lasciarlo in azienda o trasferirlo in un fondo pensione?

In questo articolo, esploriamo insieme le opzioni a tua disposizione, analizzando pro e contro di ciascuna, e chiarendo tutti i dubbi comuni.

Inoltre, ti fornirò tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione consapevole, come ho già fatto con più di 100 clienti che si sono affidati alla nostra società di consulenza finanziaria indipendente.

Prima di decidere dove destinare il TFR, è importante capire bene di cosa si tratta.

 

Cos’è il TFR?

Il TFR è una somma di denaro che l’azienda mette da parte ogni anno per il dipendente. Questa somma corrisponde al 6,91% dello stipendio lordo annuale.

Il TFR viene poi pagato al dipendente quando lascia il lavoro o va in pensione.

Il dipendente può scegliere se lasciare il TFR nell’azienda o trasferirlo a un fondo pensione.

 

Ma come funziona la pensione pubblica oggi?

Con la riforma Fornero del 2011, il sistema pensionistico è cambiato.

Siamo passati da un sistema retributivo ad un sistema contributivo.

La pensione non è più basata sulla media degli ultimi stipendi, ma su quanti contributi versiamo durante tutta la vita lavorativa.

Più contributi versiamo, più alta sarà la pensione. Se versiamo poco, la pensione sarà bassa.

Inoltre, bisogna raggiungere dei contributi minimi.

Se non versiamo contributi per almeno 20 anni, non avremo diritto alla pensione.

Infine, si può andare in pensione all’età di 67 anni (in futuro probabilmente aumenterà) oppure bisogna avere almeno 42 anni di contributi versati.

Questo significa che, mentre nel vecchio sistema si poteva andare in pensione con l’80-90% dell’ultimo stipendio, chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi si ritroverà con una pensione che sarà solo il 50-60% dell’ultimo stipendio, dopo aver lavorato per 42 anni o fino a 67 anni.

Tuttavia, il sistema di pagamento delle pensioni non è cambiato.

Siamo ancora in un sistema a ripartizione: i lavoratori attuali finanziano le pensioni dei pensionati attuali con i loro contributi.

Questo sistema è sostenibile quando ci sono più lavoratori che, tramite i loro contributi, pagano la pensione a un numero inferiore di pensionati.

Tuttavia, con il calo delle nascite che sta avvenendo in Italia, ci saranno più pensionati che lavoratori già dal 2028, rendendo il sistema pensionistico italiano ancora più difficile da sostenere.

Ora, prima di decidere dove conviene destinare il TFR, è importante comprendere cosa sono i fondi pensione e come sono regolati dallo Stato.

 

Cosa sono i fondi pensione?

I fondi pensione sono strumenti regolati dalla legge per integrare la pensione pubblica.

La normativa sulla previdenza complementare, come i fondi pensione, cerca di risolvere i problemi del sistema pensionistico pubblico, che da solo potrebbe non essere sufficiente.

Esistono tre tipi principali di fondi pensione:

  • fondi negoziali o di categoria;
  • fondi aperti;
  • piani pensionistici individuali (PIP).

Fondi negoziali o di categoria

Sono creati dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro durante le trattative nazionali, di settore o aziendali.

Se lavori in un settore specifico, puoi considerare di aderire al fondo del tuo settore.

Fondi aperti

Sono creati da banche, compagnie di assicurazione e altre società finanziarie.

Anche se sono privati, devono seguire le stesse regole dei fondi di categoria e offrono le stesse garanzie.

Piani pensionistici individuali (PIP)

Questi sono fondi pensione che funzionano come assicurazioni sulla vita, e per questo motivo hanno spesso un costo più elevato rispetto alle altre opzioni.

Dato che i fondi pensione servono per integrare la pensione pubblica, e non sono molto conosciuti, molte persone hanno dubbi e preoccupazioni sull’adesione.

Per questo motivo, alla fine del video risponderò ai dubbi più comuni sull’argomento, quindi continua a guardare fino alla fine.

Bene, ora che abbiamo visto cos’è il TFR e cosa sono i fondi pensione, vediamo la prima opzione per collocare il proprio TFR e i relativi vantaggi e svantaggi.

 

TFR in azienda

Se decidi di lasciare il TFR in azienda invece di metterlo in un fondo pensione, questa è la scelta “di default”, che avviene automaticamente se non fai nulla.

Questa scelta ha vantaggi e svantaggi. Questi vantaggi e svantaggi non sono uguali per tutti, ma dipendono dalla tua situazione personale.

Vediamoli insieme.

Vantaggio 1: Soldi disponibili subito

Se il TFR rimane in azienda, potresti avere accesso a questi soldi più facilmente in caso di necessità, se il datore di lavoro è d’accordo.

Questo può essere utile se ti trovi in una situazione di emergenza e hai bisogno di soldi rapidamente.

Tuttavia, ci sono delle regole su quando puoi chiedere questi soldi in anticipo.

Le regole dicono che puoi chiedere un’anticipazione del TFR solo una volta durante il rapporto di lavoro, e solo dopo otto anni, per:

  • Comprare o ristrutturare la prima casa, per te o per i tuoi figli.
  • Spese sanitarie.

Se non rientri in queste situazioni, il tuo datore di lavoro può comunque decidere di darti i soldi in anticipo, ma non è obbligato a farlo.

Inoltre, il datore di lavoro può rifiutare la tua richiesta se ha già dato anticipazioni ad altri dipendenti, poiché ci sono dei limiti legali su quante anticipazioni può concedere.

Immagina che la tua auto si rompa e tu abbia bisogno di soldi per ripararla.

Se il TFR è in azienda, potresti usare quei soldi per coprire il costo della riparazione, ma solo se il tuo datore di lavoro ti permette di prendere i soldi in anticipo.

Se ha già dato anticipazioni ad altri dipendenti, potrebbe non essere possibile per te ottenerli subito.

Vantaggio 2: “Controllo” diretto

Se lasci il TFR in azienda, hai il controllo diretto sui tuoi soldi, senza doverli mettere in un fondo pensione.

Il TFR in azienda si rivaluta ogni anno del 75% del tasso di inflazione, più un tasso fisso dell’1,5%, come stabilito dalla legge. Questo significa che avrai sempre un piccolo guadagno, anche se non sarà molto grande.

Esempio con inflazione al 2%: Rivalutazione TFR = 1,5% + 75% * 2% = 1,5% + 1,5% = 3%

Se non ti piace rischiare con investimenti finanziari, lasciare il TFR in azienda ti dà la tranquillità di sapere che i tuoi soldi non saranno esposti ai rischi del mercato.

Vantaggio 3: Facilità (e “comodità”)

Lasciare il TFR in azienda è la scelta che avviene automaticamente se non fai nulla.

Questo evita di dover prendere decisioni difficili o fare scelte complesse.

Per molte persone, questa semplicità è un vantaggio, soprattutto per chi non si sente sicuro nel gestire investimenti.

Tuttavia, questa facilità può anche significare meno controllo su come i tuoi soldi vengono investiti.

Non investire attivamente il TFR porta a guadagni minori nel lungo termine e a mancate opportunità di crescita.

Inoltre, in alcuni casi, esiste il meccanismo del “silenzio-assenso” per aderire ai fondi pensione: se un lavoratore non fa una scelta sulla destinazione del TFR entro 6 mesi dalla prima assunzione, il TFR può essere automaticamente trasferito a un fondo pensione, sia nel settore privato che in quello pubblico.

Svantaggio 1: Rendimento inferiore

Il TFR lasciato in azienda tende a crescere meno rispetto a un fondo pensione.

Questo significa che, nel tempo, il tuo denaro aumenta di meno rispetto a quanto potrebbe fare in un investimento più aggressivo.

Esempio pratico:

Immagina di avere €10.000 di TFR in azienda, e che l’azienda offra un tasso di interesse del 2% all’anno.

Dopo un anno, il tuo TFR sarà cresciuto di soli €200 (10.000 x 0,02).

Se invece avessi messo quel TFR in un fondo pensione con un rendimento del 5%, avresti guadagnato €500 (10.000 x 0,05).

Quindi, il rendimento in azienda è più basso.

Svantaggio 2: Rischio aziendale

Mantenere il TFR in azienda è rischioso se l’azienda ha problemi finanziari.

Se l’azienda fallisce o ha difficoltà economiche, potresti perdere parte o tutto il tuo TFR.

È vero che in caso di fallimento il TFR è protetto dal fondo di garanzia dell’INPS, ma in situazioni di crisi aziendale non ancora arrivate al fallimento, potrebbero esserci ritardi nei pagamenti.

Nelle aziende con meno di 50 dipendenti, il TFR non è completamente separato dai problemi legali o fiscali dell’azienda ed è a rischio se l’azienda ha debiti con terzi.

Inoltre, se cambi lavoro durante una crisi dell’azienda, potresti non ricevere il TFR in modo tempestivo.

Svantaggio 3: Tassazione

Il TFR lasciato in azienda viene tassato in base alla media delle aliquote IRPEF degli ultimi 5 anni prima del momento in cui lo ritiri.

In confronto, i fondi pensione hanno una tassazione più bassa.

Infatti, la tassa sul TFR in un fondo pensione va da un massimo del 15% ad un minimo del 9%, a seconda di quanto tempo hai mantenuto i tuoi soldi nel fondo pensione.

Queste regole si applicano sia quando ritiri il TFR al momento della pensione, sia se chiedi un’anticipazione prima di andare in pensione.

 

TFR nel fondo pensione

Bene, ora che abbiamo visto l’opzione di tenere il TFR in azienda, vediamo la situazione del TFR nel fondo pensione.

Vantaggio 1: Rendimento superiore

Un fondo pensione ben gestito fa crescere il tuo denaro più velocemente rispetto al TFR lasciato in azienda.

Questo aumenta significativamente il tuo capitale previdenziale nel tempo.

Esempio:

Se trasferisci €30.000 in un fondo pensione che ha avuto un rendimento del 7% nell’ultimo anno, il tuo TFR crescerà di €2.100 (30.000 x 0,07).

Questo è molto di più rispetto ai guadagni che avresti con il TFR in azienda.

Vantaggio 2: Diversificazione

I fondi pensione investono in diversi tipi di asset, come azioni e obbligazioni.

Questo aiuta a ridurre il rischio complessivo del tuo investimento, perché non dipendi da un solo tipo di investimento.

Vantaggio 3: Tassazione

I fondi pensione offrono vantaggi fiscali rispetto al TFR in azienda.

La tassazione del fondo pensione è più bassa e diminuisce con il passare del tempo.

  • Nei primi 15 anni, paghi il 15% di tasse.
  • Dopo il 15° anno, la tassa si riduce dello 0,30% per ciascun anno di permanenza.
  • A 35 anni di permanenza, paghi la tassa minima del 9%.

Vantaggio 4: Deducibilità dei contributi volontari

Puoi fare versamenti volontari extra nel tuo fondo pensione e portarli in deduzione dal tuo reddito fino a 5.164,57€ annui.

Esempio:

  • Reddito lordo di 28.000€.
  • Versamento volontario di 5.000€ nel fondo pensione.

Reddito imponibile senza deduzione del fondo pensione:

  • Reddito lordo di 28.000€
  • Aliquota IRPEF del 23%.

Imposte dovute = 28.000€ * 23% = 6.440€

Reddito imponibile con deduzione del fondo pensione:

  • Nuovo reddito con deduzione fondo pensione: 23.000€
  • Aliquota IRPEF del 23%.

Imposte dovute = 23.000€ * 23% = 5.290€

Beneficio fiscale:

6.440€ – 5.290€ = 1.150€

Che è anche il 23% (aliquota marginale IRPEF) di 5.000€.

Quindi alla fine il lavoratore si troverà nel fondo pensione 5.000€, ma con un versamento effettivo di: 5.000€ – 1.150€ = 3.850€

Svantaggio 1: Vincoli di accesso al capitale versato

Quando trasferisci il TFR in un fondo pensione, potrebbe essere difficile accedere ai tuoi soldi fino al momento della pensione, tranne che in casi particolari.

Se hai il tuo TFR in un fondo pensione, puoi ritirare i soldi solo in queste situazioni:

  • Disoccupazione per 12 mesi: puoi ritirare il 50% del capitale, con tassazione agevolata (15-9%).
  • Disoccupazione per 48 mesi: puoi ritirare il 100% del capitale, con tassazione agevolata (15-9%).
  • Disoccupazione anche solo per un giorno: puoi ritirare il 100% del capitale, con tassazione del 23%.

Puoi anche richiedere anticipazioni:

  • Per spese sanitarie: da subito, il 75% del capitale con tassazione agevolata (15-9%).
  • Per acquisto e la ristrutturazione della prima casa di abitazione per sé e per i figli: dopo 8 anni, il 75% del capitale tassato al 23%.
  • Senza motivo: dopo 8 anni, 30% del capitale tassato al 23%.

Svantaggio 2: Commissioni e costi

I fondi pensione possono addebitare commissioni per l’apertura e la gestione del conto. È importante conoscere queste spese perché riducono il guadagno finale.

Esempio:

Se un fondo pensione applica una commissione di apertura del 2% e una di gestione del 1,5%, e tu hai €3.000 investiti, pagherai €60 in commissioni iniziali.

E se il fondo ottiene un rendimento del 5%, il rendimento netto per te sarà del 3,5% (5% – 1,5% di commissioni).

Un particolare tipo di fondo pensione offre degli importanti vantaggi, che molti lavoratori non sfruttano.

 

Fondi di categoria (FPN)

I fondi pensione negoziali, detti anche fondi di categoria, sono creati attraverso accordi tra lavoratori, sindacati, associazioni di categoria e datori di lavoro.

Questi fondi sono diversi perché gestiscono il denaro in modo specifico a seconda dell’accordo che hanno stipulato.

Chi può aderirvi?

  • Categorie Professionali: Se lavori in un settore specifico, di solito puoi aderire a un fondo pensione che è legato al tuo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL).
  • Professionisti: Alcuni fondi pensione sono pensati per i liberi professionisti, come avvocati o commercialisti, e gestiscono il denaro in modo diverso rispetto alla previdenza obbligatoria.
  • Fondi Territoriali: In alcuni casi, i fondi pensione sono istituiti a livello regionale, quindi se risiedi in una determinata regione, potresti avere accesso a questi fondi.

Per esempio in Veneto, c’è Solidarietà Veneto.

Oltre al versamento del TFR, i fondi di categoria prevedono anche un contributo aggiuntivo dal tuo datore di lavoro.

Come funziona?

Se decidi di versare una percentuale della tua retribuzione annua lorda (RAL) nel fondo pensione, il tuo datore di lavoro è obbligato a versare una percentuale aggiuntiva.

Le percentuali esatte possono variare a seconda del tuo CCNL.

Esempio:

Nel settore commercio/terziario, se versi almeno lo 0,55% della tua retribuzione nel fondo pensione, il tuo datore di lavoro aggiunge l’1,55% della stessa retribuzione.

Cosa significa per te?

Se tu stai mettendo dei soldi nel tuo fondo pensione, i soldi in più che mette il tuo datore di lavoro sono come “soldi gratis” che il tuo datore di lavoro versa ogni mese, aumentando il tuo capitale pensionistico senza che tu debba fare altro.

Inoltre, puoi portare in deduzione sia i tuoi contributi volontari, che quelli del datore di lavoro, sempre fino a 5.164,57€ annui.

Un aspetto cruciale, che le persone non considerano, riguarda la differenza significativa nella tassazione tra il TFR lasciato in azienda e quello destinato a un fondo pensione.

Quando il TFR rimane in azienda, la tassazione si basa sull’aliquota media IRPEF degli ultimi 5 anni prima della liquidazione, che può variare dal 23% (aliquota minima) fino al 43% (aliquota massima).

Invece, se si sceglie di destinare il TFR a un fondo pensione, la tassazione è molto più favorevole: varia dal 15% al 9%, a seconda della durata della permanenza nel fondo.

 

Perché lo Stato tassa così poco i fondi pensione?

È una domanda lecita: perché lo Stato offre una tassazione così vantaggiosa per chi sceglie di investire in un fondo pensione?

La risposta sta nell’insufficienza del sistema pensionistico pubblico.

Per comprenderlo meglio, ti invito a fare un semplice esercizio: accedi al portale INPS e utilizza il servizio “la mia pensione futura”.

Qui potrai simulare la tua pensione prevista, con indicazioni sull’età di pensionamento e l’importo stimato.

Oltre all’importo, soffermati sul tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra la vostra pensione e l’ultimo stipendio.

Questo tasso si aggirerà mediamente tra il 40% e il 70%, a seconda dei contributi versati durante la tua vita lavorativa.

Nel vecchio sistema retributivo, la pensione era molto vicina all’ultimo stipendio percepito, ma con il sistema contributivo attuale, questa differenza si è ampliata.

Per colmare questo divario, lo Stato promuove la previdenza complementare come soluzione.

L’obiettivo è di integrare la pensione pubblica con risparmi privati, portando la copertura previdenziale dal 40%-70% fino all’80%-90% dell’ultimo stipendio.

Ed ecco perché la tassazione dei fondi pensione è così agevolata: lo Stato riconosce che la previdenza complementare sarà fondamentale per garantire un futuro pensionistico dignitoso e, per incentivare i lavoratori a risparmiare in questo modo, offre agevolazioni fiscali.

 

Comparazione delle due opzioni

Prima di rispondere ai dubbi più comuni, facciamo una comparazione delle due opzioni.

TFR in azienda:

  • Accesso ai soldi più facile in caso di necessità, se il datore di lavoro è d’accordo.
  • Anticipazione del TFR solo una volta durante il rapporto di lavoro, e solo dopo otto anni, per:
    • Comprare o ristrutturare la prima casa, per te o per i tuoi figli.
    • Spese sanitarie.
  • Rivalutazione del 1,5% fisso + 75% dell’inflazione annua.
  • Rischio aziendale in caso di fallimento o crisi.
  • Tassazione in base alla media delle aliquote IRPEF degli ultimi 5 anni, minimo del 23% e massimo del 43%.

TFR nel fondo pensione:

  • Rendimento di mercato.
  • Diversificazione degli investimenti.
  • Tassazione inferiore.
    • Nei primi 15 anni, paghi il 15% di tasse.
    • Dopo il 15° anno, la tassa si riduce dello 0,30% per ciascun anno di permanenza .
    • A 35 anni di permanenza, paghi la tassa minima del 9%.
  • Puoi ritirare i soldi in queste situazioni:
    • Disoccupazione per 12 mesi: puoi ritirare il 50% del capitale, con tassazione agevolata (15-9%).
    • Disoccupazione per 48 mesi: puoi ritirare il 100% del capitale, con tassazione agevolata (15-9%).
    • Disoccupazione anche solo per un giorno: puoi ritirare il 100% del capitale, con tassazione del 23%.
  • Puoi richiedere anticipazioni:
    • Per spese sanitarie: da subito, il 75% del capitale con tassazione agevolata (15-9%).
    • Per acquisto e la ristrutturazione della prima casa di abitazione per sé e per i figli: dopo 8 anni, il 75% del capitale con tassazione del 23%.
    • Senza motivo: dopo 8 anni, il 30% del capitale con tassazione del 23%.
  • Hanno costi di gestione (attenzione a quale scegli).
  • Deduzione versamenti volontari fino a 5.164,57€ all’anno.
  • Per i FPN, possibilità di ottenere il contributo del datore di lavoro, che può anch’esso essere dedotto dal reddito.
  • Hanno costi di gestione (attenzione a quale scegli).
  • Deduzione versamenti volontari fino a 5.164,57€ all’anno.
  • Per i FPN, possibilità di ottenere il contributo del datore di lavoro, che può anch’esso essere dedotto dal reddito.

 

Consulente finanziario indipendente risponde ai dubbi comuni sui fondi pensione

Anche se sei orientato verso l’idea di investire in un fondo pensione, è normale avere dei dubbi.

Ecco alcune delle preoccupazioni più comuni, con relative spiegazioni per aiutarti a fare chiarezza.

Dubbio 1: “Non voglio rinunciare alla liquidità immediata del TFR in azienda.”

È comprensibile che la liquidità immediata possa essere importante, soprattutto per affrontare spese impreviste o realizzare progetti personali.

Tuttavia, trasferire il TFR in un fondo pensione non significa rinunciare alla possibilità di accedere al proprio denaro.

Si possono richiedere anticipazioni per:

  • Spese sanitarie: sin da subito, con una tassazione agevolata.
  • Altri motivi: Dopo 8 anni, per spese come l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa, o anche senza specifico motivo.

Dubbio 2: “Ho paura di perdere i miei risparmi a causa dei rischi del mercato.”

I rischi del mercato sono una preoccupazione comprensibile.

I fondi pensione sono gestiti da professionisti che adottano strategie di investimento mirate a ridurre il rischio complessivo e massimizzare i rendimenti.

Inoltre, investono in una varietà di asset, come azioni, obbligazioni, offrendo così una diversificazione che bilancia i rischi.

Nel breve termine i mercati possono essere volatili, ma nel lungo periodo hanno una crescita positiva.

Per esempio, molti fondi pensione con profili di investimento azionari hanno ottenuto rendimenti medi annui del 4-5% o più negli ultimi anni, nonostante le fluttuazioni di mercato.

Questa crescita costante a lungo termine compensa le eventuali perdite temporanee, rendendo il fondo pensione una scelta solida per chi punta a un orizzonte temporale lungo.

Dubbio 3: “Non conosco abbastanza i fondi pensione e ho paura di fare una scelta sbagliata.”

È naturale sentirsi insicuri quando si tratta di decisioni finanziarie importanti, ma non sei solo.

Consultarsi con un esperto previdenziale o un consulente finanziario indipendente ti può fornire le informazioni e l’assistenza necessarie per prendere una decisione consapevole.

Un esperto può aiutarti a valutare le opzioni disponibili, confrontare i fondi pensione e scegliere quello più adatto alle tue esigenze e ai tuoi obiettivi.

Se vuoi scoprire come ottimizzare ulteriormente i tuoi investimenti, non perdere questo articolo.