Cosa sono le minusvalenze?
Le minusvalenze sono perdite economiche realizzate dalla vendita di un investimento ad un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto.
Queste perdite si verificano comunemente con vari strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, fondi comuni, ETF (Exchange Traded Funds), ETC (Exchange Traded Commodities), certificati e derivati.
Le minusvalenze assumono una rilevanza particolare nel contesto fiscale, rientrando nella categoria dei “redditi diversi di natura finanziaria”.
Questo significa che possono essere utilizzate per compensare le plusvalenze, ovvero i guadagni realizzati dalla vendita di investimenti della stessa categoria, entro un periodo di quattro anni.
In pratica, le minusvalenze fungono da credito fiscale che può essere utilizzato per ridurre il carico fiscale derivante dalle plusvalenze future.
Le minusvalenze possono essere compensate con le plusvalenze generate dalla stessa categoria di investimenti nei 4 anni successivi.
Come funzionano le minusvalenze?
Le minusvalenze sono perdite che si verificano quando un investimento finanziario viene venduto ad un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto.
Per assumere rilevanza fiscale, devono appartenere alla categoria dei “redditi diversi di natura finanziaria” (art. 67 TUIR). In tal caso, possono essere compensate con le plusvalenze generate dalla stessa categoria di investimenti entro i 4 anni successivi.
Quando si acquistano prodotti finanziari, si apre generalmente un dossier titoli presso una banca o una Società di Intermediazione Mobiliare (SIM). Questo dossier può includere vari tipi di investimenti come azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento, fondi pensione, e altri.
Solitamente, le banche o le SIM applicano il regime fiscale amministrato, diventando esse stesse sostituti d’imposta. Questo significa che gli investimenti gestiti nel dossier titoli non devono essere inclusi nella dichiarazione dei redditi dell’investitore individuale.
Le plusvalenze, ovvero i guadagni derivanti dalla vendita di prodotti finanziari, sono tassate con un’aliquota del 26%, mentre i titoli di stato e gli organismi sovranazionali beneficiano di un’aliquota ridotta del 12,50%.
Le minusvalenze non sono soggette a tassazione, ma possono essere riportate come credito fiscale da utilizzare per compensare future plusvalenze entro un periodo di quattro anni dalla loro realizzazione.
Esempio:
Acquisti azioni per 1.000€ e le vendi per 800€, realizzando una minusvalenza di 200€.
Nello stesso anno, vendi azioni con una plusvalenza di 1.500€. La minusvalenza potrà essere compensata con la plusvalenza, generando un’imponibile netto di 1.300€.
Spiegazione:
- Minusvalenza: 1.000€ – 800€ = 200€
- Plusvalenza: 1.500€
- Imponibile netto da compensare: 200€ (minusvalenza) – 1.500€ (plusvalenza)
In questo caso, la plusvalenza di 1.500€ è sufficiente per compensare la minusvalenza di 200€, residuando un’imponibile netto di 1.500€ – 200€ = 1.300€.
Come si recuperano le minusvalenze?
Il recupero delle minusvalenze avviene attraverso la loro compensazione con le plusvalenze realizzate nello stesso anno o negli anni successivi.
Non tutti i prodotti finanziari sono trattati allo stesso modo dal fisco italiano.
Per compensare le minusvalenze, è necessario generare delle plusvalenze appartenenti alla categoria “redditi diversi”. Infatti, non è possibile recuperare le minusvalenze con plusvalenze derivanti da “redditi di capitale”.
La compensazione avviene automaticamente nel regime amministrato, mentre nel regime dichiarativo, l’investitore deve riportare le minusvalenze nella propria dichiarazione dei redditi.
Redditi diversi
Alla categoria di “redditi diversi” appartengono:
- Le plusvalenze su azioni;
- Le plusvalenze su obbligazioni;
- Le plusvalenze su ETC;
- Le plusvalenze su ETN;
- Le plusvalenze su certificate.
Con tutte queste è quindi possibile compensare le minusvalenze.
Redditi di capitale
Alla categoria di “redditi di capitale” appartengono:
- Le plusvalenze su fondi;
- Le plusvalenze su ETF;
- I dividendi da fondi, ETF o azioni;
- Le cedole da obbligazioni;
Con tutte queste non è quindi possibile compensare le minusvalenze.
Tabella compensazione minusvalenze
Per semplificare la comprensione del meccanismo di compensazione, è utile utilizzare questa tabella della compensazione delle minusvalenze:
Strumento finanziario | Tipologia di reddito | Compensazione | Tassazione |
---|---|---|---|
Plusvalenze su azioni | Reddito diverso | Si | 26% |
Plusvalenze su obbligazioni | Reddito diverso | Si | 12,5% |
Plusvalenze su ETC | Reddito diverso | Si | 26% |
Plusvalenze su ETN | Reddito diverso | Si | 26% |
Plusvalenze su certificate | Reddito diverso | Si | 26% |
Plusvalenze su fondi | Reddito di capitale | No | Dipende dal sottostante |
Plusvalenze su ETF | Reddito di capitale | No | Dipende dal sottostante |
Dividendi da fondi azionari, ETF o azioni | Reddito di capitale | No | 26% |
Cedole da fondi obbligazionari, ETF o obbligazioni | Reddito di capitale | No | 12,5% |
Una minusvalenze generata con un fondo o un ETF non può essere compensata con una plusvalenze derivante da un fondo o un ETF, in quanto la minusvalenza appartiene ai “redditi diversi”, mentre la plusvalenze si configura come un “reddito di capitale”.
Perciò per compensare la minusvalenza da un fondo o un ETF, sarà necessario utilizzare la plusvalenza realizzata tramite una obbligazione o una azione singola.
Come compensare le minusvalenze in scadenza?
Le minusvalenze hanno una scadenza di 4 anni a partire dall’anno in cui sono state realizzate. Se non vengono compensate entro questo termine, non potranno più essere utilizzate per ridurre la tassazione delle plusvalenze future.
Esempio pratico: compensazione minusvalenze tra azioni ed obbligazioni con diversa tassazione
Supponiamo che un investitore abbia acquistato azioni per 10.000 euro nel 2020 e le abbia vendute nel 2023 per 8.000 euro, realizzando quindi una minusvalenza di 2.000 euro.
La minusvalenza di 2.000€, genera un credito fiscale di 520€. Ovvero 2.000€ per l’aliquota ordinaria del 26%.
Nello stesso anno 2023, l’investitore vende obbligazioni con una plusvalenza di 3.000 euro.
Le tasse che si andrebbero a pagare su questa plusvalenza ammontano a 3.000 per 12,5%, ovvero 375€.
In questo caso, essendo il credito fiscale precedente, pari a 520€, maggiore della tassazione sulla plusvalenza, di 375€, non si andranno a pagare tasse sulla plusvalenza.
Tuttavia, il credito fiscale verrà ridotto di 375€, arrivando a 145€ che potrà essere compensato durante il 2023 e nei 4 anni successivi.
Cosa succede se non dichiaro le minusvalenze?
La mancata dichiarazione delle minusvalenze comporta la perdita del diritto al loro recupero.
In altre parole, se non si dichiara la minusvalenza, non sarà possibile compensarla con le plusvalenze future, con un conseguente aumento della tassazione.
Con quali strumenti finanziari si possono compensare le minusvalenze in fondi?
Le minusvalenze realizzate su fondi comuni di investimento possono essere compensate solo con plusvalenze generate da altri strumenti finanziari che producono “redditi diversi di natura finanziaria”, come:
- Azioni: Le azioni rappresentano quote di proprietà di una società e il loro valore può oscillare in base alle performance della società stessa. Le plusvalenze generate dalla vendita di azioni possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze su fondi comuni.
- Obbligazioni: Le obbligazioni sono titoli di debito emessi da società o enti pubblici. Offrono un rendimento fisso, chiamato cedola, e il loro valore è generalmente meno volatile rispetto alle azioni. Le plusvalenze generate dalla vendita di obbligazioni possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze su fondi comuni.
- Derivati: I derivati sono strumenti finanziari il cui valore deriva da un’attività sottostante, come un’azione, un’obbligazione o un indice di borsa. Possono essere utilizzati per speculare sui mercati finanziari o per coprire il rischio di fluttuazioni del valore degli investimenti. Le plusvalenze generate da derivati possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze su fondi comuni.
- Certificates: I certificates sono titoli complessi che combinano le caratteristiche di azioni, obbligazioni e derivati. Offrono un rendimento variabile in base all’andamento del mercato sottostante. Le plusvalenze generate da certificates possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze su fondi comuni.
Strumento Finanziario | Descrizione | Compensazione delle Minusvalenze |
---|---|---|
Azioni | Le azioni rappresentano quote di proprietà di una società e il loro valore può oscillare in base alle performance della società stessa. | Le plusvalenze generate dalla vendita di azioni possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze. |
Obbligazioni | Le obbligazioni sono titoli di debito emessi da società o enti pubblici. Offrono un rendimento fisso, chiamato cedola, e il loro valore è generalmente meno volatile rispetto alle azioni. | Le plusvalenze generate dalla vendita di obbligazioni possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze. |
Derivati | I derivati sono strumenti finanziari il cui valore deriva da un’attività sottostante, come un’azione, un’obbligazione o un indice di borsa. Possono essere utilizzati per speculare sui mercati finanziari o per coprire il rischio di fluttuazioni del valore degli investimenti. | Le plusvalenze generate da derivati possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze. |
Certificates | I certificates sono titoli complessi che combinano le caratteristiche di azioni, obbligazioni e derivati. Offrono un rendimento variabile in base all’andamento del mercato sottostante. | Le plusvalenze generate da certificates possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze. |
Cosa non è possibile compensare con le minusvalenze su fondi comuni?
Non è possibile compensare le minusvalenze su fondi comuni con plusvalenze generate da strumenti finanziari che producono “redditi di capitale”, come:
- Dividendi: I dividendi sono la parte di utili che una società distribuisce ai propri azionisti. I dividendi sono tassati separatamente dalle plusvalenze e non possono essere utilizzati per compensare le minusvalenze su fondi comuni.
- Interessi: Gli interessi sono il rendimento generato da conti deposito, obbligazioni e altri strumenti finanziari a reddito fisso. Gli interessi sono tassati separatamente dalle plusvalenze e non possono essere utilizzati per compensare le minusvalenze su fondi comuni.
- Plusvalenze da ETF: Gli ETF (Exchange Traded Fund) sono fondi comuni di investimento quotati in borsa. Le plusvalenze generate dalla vendita di ETF sono considerate “redditi di capitale” e non possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze su fondi comuni.
Strumento Finanziario | Descrizione | Compensazione delle Minusvalenze |
---|---|---|
Dividendi | I dividendi sono la parte di utili che una società distribuisce ai propri azionisti. | I dividendi sono tassati separatamente dalle plusvalenze e non possono essere utilizzati per compensare le minusvalenze. |
Interessi | Gli interessi sono il rendimento generato da conti deposito, obbligazioni e altri strumenti finanziari a reddito fisso. | Gli interessi sono tassati separatamente dalle plusvalenze e non possono essere utilizzati per compensare le minusvalenze. |
Plusvalenze da ETF | Gli ETF (Exchange Traded Fund) sono fondi comuni di investimento quotati in borsa. | Le plusvalenze generate dalla vendita di ETF sono considerate “redditi di capitale” e non possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze. |
Regime amministrato e compensazione delle minusvalenze
È importante sottolineare che nel regime amministrato, in cui la banca gestisce gli adempimenti fiscali relativi agli investimenti, la compensazione delle minusvalenze e plusvalenze presenti in conti bancari diversi non è consentita.
In questo caso, ogni istituto di credito opererà in modo autonomo, considerando solo le operazioni effettuate presso di sé. La banca produce un documento chiamato “posizione fiscale”, che riporta tutte le operazioni di investimento, con le relative plusvalenze e minusvalenze.
Quali saranno le novità della riforma per i redditi di natura finanziaria?
La riforma per i redditi di natura finanziaria introduce importanti cambiamenti nel trattamento delle minusvalenze e nella tassazione delle persone fisiche.
Il governo ha due anni di tempo, fino ad agosto 2025, per rendere pienamente operativa attraverso decreti legislativi la legge delega n. 111/2023, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 14 agosto 2023.
Una delle novità più significative è l’introduzione di un’unica categoria reddituale per tutti i redditi di natura finanziaria. Questa comprende sia le plusvalenze che le minusvalenze derivanti dalla negoziazione, cessione o rimborso degli investimenti finanziari. Questa semplificazione mira a rendere il sistema fiscale più trasparente e facile da gestire per i contribuenti.
La riforma introduce una maggiore flessibilità nella compensazione dei redditi di natura finanziaria. I redditi saranno determinati sulla base del principio di cassa, con la possibilità di compensare non solo le perdite derivanti dalla liquidazione di società ed enti e da qualsiasi rapporto avente ad oggetto l’impiego del capitale, ma anche i costi e gli oneri sostenuti per gli investimenti.
Un’altra innovazione è l’introduzione di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e delle relative addizionali sui redditi di natura finanziaria. Attualmente, interessi e dividendi sono tassati con una ritenuta del 26% a titolo definitivo, mentre i redditi diversi di natura finanziaria sono soggetti a tre regimi di tassazione: dichiarativo, amministrato e gestito. La nuova imposta sostitutiva mira a unificare e semplificare questi regimi.
La riforma prevede anche un obbligo di dichiarazione per i redditi di natura finanziaria da parte del contribuente. Sarà possibile optare per modalità semplificate di riscossione dell’imposta tramite intermediari autorizzati con i quali si hanno stabili rapporti, evitando così l’obbligo di successiva dichiarazione di tali redditi.
È stato introdotto l’obbligo di comunicazione all’Agenzia delle Entrate per i soggetti che intervengono nella riscossione dei redditi di natura finanziaria, per i quali il contribuente non ha scelto il regime opzionale. Questo passaggio è volto a migliorare la trasparenza e il controllo fiscale.
Infine, la riforma prevede la possibilità di compensazione anche per i fondi pensione. Inoltre, viene introdotta un’imposizione sostitutiva agevolata sui redditi di natura finanziaria conseguiti dagli enti di previdenza obbligatoria privati, con l’obiettivo di favorire l’accumulazione di risparmi previdenziali.
Le novità della riforma per i redditi di natura finanziaria sono orientate a semplificare il sistema fiscale, aumentare la flessibilità nella compensazione delle perdite e dei costi, e migliorare la trasparenza e il controllo fiscale. Questi cambiamenti rappresentano un passo significativo verso un sistema fiscale più efficiente e favorevole per i contribuenti.
Quali consigli devono seguire gli investitori per ottimizzare fiscalmente i propri investimenti?
Per recuperare e ottimizzare la tassazione sugli investimenti gli investitori devono:
- Diversificare il portafoglio di investimenti per ridurre il rischio di perdite concentrate;
- Monitorare regolarmente l’andamento degli investimenti e intervenire tempestivamente in caso di minusvalenze;
- Dichiarare correttamente le minusvalenze per poterle compensare con le plusvalenze future;
- Consultare un professionista per ricevere assistenza nella gestione fiscale degli investimenti.
Le minusvalenze, se gestite correttamente, possono rappresentare un’importante opportunità per ridurre la propria imposizione fiscale sugli investimenti.
Comprendere il loro funzionamento, le modalità di recupero e le novità introdotte dalla riforma fiscale è fondamentale per ottimizzare la propria situazione fiscale.
Vision SCF offre un servizio di consulenza dedicato al recupero delle minusvalenze. I nostri esperti ti aiuteranno a:
- Identificare le minusvalenze realizzate;
- Comprendere le modalità di recupero;
- Massimizzare i benefici fiscali.
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